Commento personale sulla frase di UnLost Territories

Commento personale alla frase riportata dal libro “UnLost Territories”

“[…] “Edifici rete” che intessevano relazioni e sviluppavano giaciture e permeabilità con l’intorno.
Si dovevano alimentare dalla vita della città e allo stesso tempo le dovevano iniettare una nuova vita.”


Si parla del concetto di “infrastructuring”: quel principio, alla base di un’attività progettuale, per il quale ogni componente edilizio o struttura nel senso più ampio del termine, venga pensato già in partenza come un "protagonista nella morfologia degli spazi pubblici della città” (come spiega il libro “UnLost Territories”).
Se l’obiettivo a cui si vuole arrivare è un’architettura che accolga i concetti di “mixitè funzionale”, “rebuilding nature” e “infrastructuring”, infatti, bisognerà calarsi nel brano urbano in cui si sta lavorando con l’ottica di dare quel quid in più di valore che, al tempo stesso, necessita, come fonte primaria di energia, proprio del contesto stesso in cui è inserito. Per spigare meglio tale concetto riporto un esempio fisico che, a mio avviso, rispecchia a pieno i concetti sopra trattati: il MAXXI (a Roma). In esso il concetto di mixitè funzionale è evidente; nasce infatti come campus multifunzionale che somma diversi spazi con finalità differenti: dalle esposizioni museali agli spazi commerciali e dedicati agli eventi, agli attraversamenti pedonali fino ai laboratori di ricerca. Ancora più rivoluzionario, in un certo senso, è proprio il nuovo slancio che ha preso l’intero quartiere da quando l’edificio è entrato a far parte della città. Al MAXXI, infatti, è possibile trovare tutte le fasce della società: dalla mamma che porta il passeggino ai ragazzi che studiano al bar agli anziani che sfruttano quell’area sicura e tranquilla per passeggiare in serenità e così via. Prima di allora, quella precisa porzione di città risultava caotica, sfruttata principalmente per il parcheggio delle auto; più che viverla durante la giornata, appariva come un’area di passaggio, in cui tutte le attività erano concentrate nei singoli edifici di specifica funzionalità. Si è creato, con il MAXXI, quello spazio di vita distesa che mancava al quartiere e, contemporaneamente, quella vivacità culturale data dal museo, dagli eventi che vi si organizzano all'interno e dall’architettura stessa dell’opera che ha spinto giovani, adulti ed anziani a ritrovarsi nella struttura, a godere dei suoi benefici e a viversi più intensamente l’intero quartiere.
Se Roma risulta troppo spesso "bloccata nella sua stessa forza", data dal bagaglio storico, architettonico e culturale, che crea non pochi vincoli dal punto di vista architettonico, sono proprio opere come queste quelle in grado di sciogliere i vari nodi e punti critici della città. Con questo non s’intende di certo  creare unicamente grandi strutture edilizie di forme e contenuti atipici come rimedi sicuri ai vari problemi della città, certo, quanto piuttosto capire le problematiche che insistono sulle varie aree, analizzarle, e trovare, anche in piccola scala, possibili soluzioni che tengano presente le attività di mixitè, rebuiding nature e infrastructuring sopra citate.






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